Il Cimitero delle Fontanelle
Una visita alla scoperta delle meraviglie di Napoli, dei suoi misteri e della sua vera essenza, non può prescindere dallo scendere all’interno di questo enorme ipogeo adibito ad ossario, in assoluto il luogo destinato al culto delle le anime del Purgatorio più noto della città.
Il luogo è un’ antica cava di tufo utilizzata per raccogliere i resti dei morti durante le grandi epidemie di peste e colera e per coloro che non avevano la possibilità economica per garantirsi una degna sepoltura all’interno delle chiese cittadine. In particolare furono qui seppellite le vittime dell’epidemia di peste del 1656 e di quella di colera del 1836, durante la quale morì anche Giacomo Leopardi. Ogni navata ha ai propri lati delle corsie dove sono ammucchiati teschi, tibie e femori e ha un proprio nome: la navata sinistra è detta navata dei preti perché in essa sono depositati i resti provenienti dalle terresante di chiese e congreghe; la navata centrale è detta navata degli appestati perché accoglie le ossa di quanti perirono a causa delle terribili epidemie che colpirono la città; infine la navata destra è detta navata dei pezzentielli perché in essa furono poste le misere ossa della gente povera.
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Tutti i morti seppelliti all’interno del cimitero delle fontanelle sono senza nome, eccezion fatta per le ossa riposte nelle teche all’interno della navata di sinistra. Si tratta di Filippo Carafa, conte di Cerreto, e della moglie Margherita, dal corpo mummificato, il cui teschio ha la bocca spalancata come di chi sta per vomitare, per cui si dice che la nobildonna sia morta strangolata da uno gnocco.
Sono tante le leggende popolari che animano il cimitero delle fontanelle, una delle più note è quella della “capa che suda” (il teschio che suda): sono in tantissimi ad essere convinti che il teschio “di donna Concetta” in condizioni particolari trasudi lasciando umide le mani delle persone che le impongono sul bianco cranio e la terra circostante.
Il cimitero è inoltre noto perché vi si svolgeva un particolare rito, il rito delle “anime pezzentelle”, che prevedeva l’adozione di un cranio (detta «capuzzella» alla quale corrispondeva un’anima abbandonata detta perciò «pezzentella») in cambio di protezione.
Questo luogo è insieme un luogo di culto e di macabro fascino e la sua visita è completamente gratuita.